Didattica

Simili ma non uguali

Nebbia e Maccaia

Illustriamo le differenze e i motivi che portano alla formazioni di queste formazioni nuvolose a bassissima quota, nebbia e maccaia.

Noi liguri, quando si tratta di discutere della “Maccaia”, ci sentiamo un pò come a casa, proprio come i milanesi o, in generale, i “padani”, affettuosamente chiamati così quando si parla della nebbia. Tuttavia, queste due formazioni nuvolose, maccaia e nebbia, rappresentano fenomeni atmosferici simili fra loro, ma generati da contesti meteorologici diversi e, pertanto, non possono essere confusi.

Vediamo quindi le differenze fra nebbia e maccaia.

La Maccaia

Premetto che la maccaia non va confusa con l’umidità in generale: spesso si sente dire: <<che maccaia che c’è oggi>> ma è riferito solo all’alto tasso di umidità in una giornata magari soleggiata. L’alto tasso di umidità non è la maccaia. La sensazione forse sul nostro organismo può essere simnile.

L’alto tasso di umidità è semmai è un elemento che la caratterizza e che in parte determina la maccaia.

Cos’è la Maccaia?

La Maccaia invece è uno strato nuvoloso a bassa quota che si forma quando una corrente d’aria, con una temperatura simile a quella del mare, scorre sulla sua superficie in un contesto quasi sempre anticiclonico o con l’arrivo di un fronte caldo.

Questo flusso d’aria si carica inevitabilmente di umidità  rilasciata dal mare, rimanendo allo stato gassoso (non condensato). Ecco spiegato perchè spesso si confonde con la sola umidità.

Avanzando, questo flusso umido incontra gli Appennini, una struttura orografica che funziona da blocco orografico, costringendo l’aria a salire di quota per superare questo l’ostacolo.

E qui avviene la “magia”: l’aria, sollevandosi, crea una sotto di se una zona di depressione e che si raffredda di circa 0,6/0,7°C ogni 100 metri di quota.  Di conseguenza con temperature più basse e minor pressione, l’aria raggiunge il punto di condensazione -o saturazione- e si formano cosi le nuvole.

Consenguenze

La particolarità delle giornate “maccaiose” sono caratterizzate dal grigiore e si rivelano piuttosto uggiose. Le nuvole basse e grigie, cariche di umidità, sono sempre uguali, monotone e possono essere accompagante da debolissime precipitazioni di piccolissime dimensioni. Il cielo sembra sempre uguale immobile.

In queste giornate la temperatura è sempre pressochè stazionaria e non ci sono escursioni termiche evidenti fra le ore notture e quelle diurne. Naturalmente la maccaia porta con sè temperature miti con una sensazione di caldo afoso proprio dovuto all’alto tasso di umidità associato.

A quote più elevate, invece, l’aria più calda e secca presente e trasportata  all’anticiclone, impedisce di mantenere il punto di saturazione alla stessa temperatura come nei bassi strati. Questo perchè con temperature più alte l’aria può contenere più acqua al suo interno e quindi fatica maggiormente a saturare.

Ecco spiegato il perché, sopra una certa quota, la formazione nuvolosa si dissolve regalando giornate soleggiate e relativamente temperate (vedi fig. 1 del satellite MODIS e 2 di Limet) e come spesso si vedono dalle webcam meteo.

La Nebbia

La nebbia, come quella che abbiamo sperimentato nei giorni scorsi in tutta la Pianura Padana, è invece causata dalla così detta “inversione termica”. Avrete sicuramente notato, anche attraverso i mezzi di informazione, come le temperature nelle città di pianura erano particolarmente rigide rispetto a quelle -quasi primaverili- presenti in alta quota anche oltre i 2000 metri.

In questi casi al suolo si sperimentano giornate molto fredde e, anche in questo caso, le temperature sono stabili fra il giorno e la notte, ma in un contesto freddo. Spesso la temperatura oscilla fra gli 0°C e i 6°C. Ma si può scendere anche sottozero.

Ma com’è possibile?

Fin dall’infanzia sappiamo che più si sale di quota -in montagna- e più fa freddo che alla quota zero -in pianura-. Tuttavia, non sempre è così, come dimostrano i casi come quello dei giorni scorsi.

Abbiamo assistito dapprima all’ingresso di aria moderatamente fredda che ha coinvolto tutto il nord Italia a tutte le quote (ricordate i -20° di Dobbiaco?). L’aria fredda, più densa e pesante si è accumulata nei bassi strati formando una sorta di “lago invisibile” di freddo che si è depositato al suolo.

Successivamente è arrivata aria molto calda in quota trasportata da un possente anticiclone subtropicale -alta pressione-. L’aria calda scorre sopra a quella fredda senza mescolarsi grazie anche alla scarsa ventilazione, ma anche perchè completamente diverse dal punto di vista della loro densità. Le due masse rimangono di fatto separate.

Dopo alcuni giorni, l’aria al suolo si carica di umidità e, grazie alle basse temperature e all’assenza di ventilazione, condensa formando la nebbia.

Nei bassi strati si registrano quindi temperture prossime allo zero mentre a quote più alte le temperture si alzano fino ad arrivare a +10°/15°C.

Conseguenze

Questa tipologia di fenomeno determina anche un accomulo di inquinanti. L’assenza di ventilazione non favorosce il loro disperdimento fino ad arrivare a concentrazioni davvero rilevanti e dannose per la salute.

Un esempio “visibile” si può notare vicino alle grandi città o vicino a zone industriali, dove la nebbia fatica a formarsi, e tendono a formarsi dei veri e propri “buchi” causati da temperature leggermente più elevate. Fenomeni visibili anche tramite le immagini satellitari. (fig. 3)

Questi buchi sono causati dalle isole di calore, qui palesemente evidenti seppur in un contesto freddo come quello dei giorni scorsi.

Energia termica letteralmente buttata via ed emessa dalle nostre città che va ad innalzare localmente la temperatura circostante inibendo la formazione nebbiosa e che contribuisce a rendere l’aria inquinata nei bassi strati fino a formare precipitazioni nevose altamente inquinanti. (neve “chimica”).

Luca Pittaluga

Del 05-02-2024
autore: Luca Pittaluga
Maccaia Modis

FIG. 1 – Maccaia Satellite MODIS

Maccaia

FIG. 2 – Esempio di Maccaia Liguria. (foto Limet)

Nebbia Modis

FIG. 3 – Nebbia Satellite MODIS

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